lunedì 21 luglio 2014

Honest to Blog : lesson number two

Questo post è stato ispirato da due elementi probabilmente casuali: un libro, Mangia Prega Ama di Elizabeth Gilbert, ed il film Julie & Julia, con l'incredibile Meryl Streep.
Tutti e due hanno qualcosa a che fare con il cibo. 
Uno parla di una donna completamente persa che stacca la spina ed investe un anno di tempo nel tentativo di ritrovare se stessa, l'altro di una donna che decide di portare a termine in un anno tutte le 524 ricette del libro di cucina di Julia Child e di scrivere un blog a riguardo.
Quindi riassumendo: cibo, ritrovare se stessi, scrivere blog. Scrivere.

Ieri sono arrivata al capitolo numero 49 del libro della Gilbert ed ho letto questo.


Un pranzo inconsapevole. Dio, sarebbe— non lo so, fantastico. Bellissimo. 
La giornata di ieri, di fatto, l'ho trascorsa da manuale: caffè la mattina, zero calorie fino alle sei del pomeriggio poi Super Tennent's (lifesaver — inserire emoji con le mani giunte), stimolo della fame, sessione di jogging sulla Wii per distrarre la mente dall'idea di cibo, seconda birra (rigorosamente sopra gli 8 gradi), libro, film, shot di rum, cena alle 23 (riso integrale al vapore) in balcone da sola perchè l'idea di farmi vedere mentre mangio a volte mi è intollerabile. Non sempre, certo, ma ogni tanto capita.

Stamattina mi sono svegliata, come sempre più spesso mi capita, triste e con un maledetto mal di testa. Affamata, immagino. Provata. Privata di qualcosa. Dopo il caffè mi sono ripromessa di concedermi a metà giornata qualche pezzo di cocco, come ogni tanto faccio per darmi una specie di contentino. Ma che brava che sono. 

Ho trascorso la mattinata fuori e, facendo la spesa prima di tornare a casa, ho comprato latte di soia e biscotti Digestive. Una parte del mio cervello pensava alla solita abbuffata nervosa con "liberazione" finale, da manuale anche questa, mentre una piccolissima parte pensava "...perchè no? Non devi mica per forza mangiarli tutti. Non sono malvagi, questi biscotti. Il cibo non è questo.".
Sono tornata a casa, ho mangiato il mio cocco. Il mio fidanzato si è addormentato e sono rimasta sola in cucina.
Ho aperto il pacco di biscotti e l'ho annusato. Buonissimi. 
Ne ho assaggiato uno. Ho aperto il frigo, ho versato del latte di soia nella mia tazza e mi sono seduta a tavola. Non li ho contati mentre li mangiavo, ma ad un certo punto ho chiuso la confezione, ho bevuto l'ultimo sorso di latte ed ho messo il cucchiaino nella tazza. Il pacco era ancora là. Non era vuoto. Non li avevo mangiati tutti. 
Mi sono affacciata fuori: aveva piovuto tutta la notte e parte della mattinata, quindi l'aria era fresca. C'era il sole, le gocce di pioggia erano ancora intatte sulle foglie di basilico, sui peperoncini, sui limoni non ancora maturi del mini giardino che abbiamo sul balcone. 
Mi sentivo... bene?
Mi sono seduta sul divano ed ho aperto il libro. Ho letto qualche capitolo, ma poco dopo la fame ha cominciato a farsi sentire di nuovo. La vocina nella mia testa era ripartita.
"Hai fatto 30... Oramai la giornata è rovinata. Mangia tutto quello che trovi, vomita e poi domani digiuna di nuovo".
Sì. No. 
Mi sono alzata. Ho mangiato due fettine della ricotta salata che uso in scaglie per condire l'insalata (mi concedo un solo pasto al giorno) ed ho fatto un bel respiro. Anzichè rimanere da sola sono andata in camera e mi sono distesa accanto a lui, per sentirlo vicino. L'ho guardato dormire per qualche minuto prima che si svegliasse. Abbiamo fatto l'amore, ed improvvisamente mi sono resa conto che la giornata non era rovinata. La giornata stava andando bene. E per cena volevo una pizza.
Pizza è stata, e non sono nemmeno riuscita a finirla per quanto mi sentivo sazia. MAI in vita mia (e sottolineo MAI) ne ho lasciata una fetta nel piatto. La pizza non va sprecata, va venerata. Sia chiaro.

Sono qui a scrivere, è l'una meno venti e mi sento ancora sazia. Food coma.
In parte un po' nervosa all'idea di aver mangiato così tanto, non lo nego, in parte soddisfatta di quella piccola parte del mio cervello che mi ha permesso di non mandare affanculo tutto e di concedermi, per una volta, un pasto inconsapevole.
Il cibo era solo cibo, l'alcool non nascondeva i morsi della fame, io non avevo un disordine alimentare.

Magari domani sarà peggio. Forse mi sentirò in colpa e digiunerò per 24 ore come al solito, o forse mi sentirò in colpa perchè non mi sentirò in colpa.
Il problema è che mi vedo riflessa nello specchio e mi trovo disgustosa. Il problema è che devo mantenere certi standard.
Il problema è che ieri, mentre cercavo di fotografare il colore dei miei capelli per farlo vedere ad un'amica, ho scattato per sbaglio questa foto ed ho pensato "Va bene, ma potrebbe esserci meno ciccia".

Oggi però.
Oggi mi sento salva.
Ed amata. Sempre un po' cogliona, ma amata.


Sembrerà strano, ma se avete voglia di fare due chiacchere su questo argomento lasciatemi un commento. Mandatemi una mail, twittatemi, scrivetemi su instagram. Ogni tanto è terapeutico. Ed io sono qui, a girarmi i pollici. Ed a bere vino. O forse no ;)






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